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L'ex Supremo della F1 a Sochi ha spiegato il suo punto di vista sui mancati successi del team di Maranello, a secco di titoli iridati dal biennio 2007-2008


A Sochi, nel gran premio di casa dell'amico Vladimir Putin, si è rivisto nel paddock Bernie Ecclestone. Il quasi 88enne ha fatto capolino – sfoggiando il look 2018 con pizzetto – nelle rilassate vesti di pensionato di lusso, ancora molto attivo dietro alle quinte e sempre pronto a dare giudizi pungenti sui protagonisti del Circus.

Con la Ferrari nel pieno di una nuova crisi di settembre che sta seppellendone le speranze iridate, è stato impossibile per Ecclestone dribblare le domande dei giornalisti sul momento del Cavallino Rampante: "È troppo italiana. L'ho detto a qualcuno l'altro giorno, è tornata ai vecchi tempi", ha risposto.

L'ex Supremo si riferisce a un altro lungo periodo di astinenza iridata per la Rossa, quello iniziato dopo i primi anni '80 e terminato solo all'alba del nuovo millennio, con il titolo Costruttori del 1999 e poi la prima doppietta iridata del 2000. La squadra che riportò la Ferrari al successo era costruita attorno a Michael Schumacher e aveva come figure chiave il team principal Jean Todt, il direttore tecnico Ross Brawn e il capo progettista Rory Byrne.

"Abbiamo fatto in modo che Todt andasse lì e si prendesse cura delle cose per un po' – ha ricordato Ecclestone – quindi non era troppo italiana e Michael era a capo della squadra, perciò è stato tutto un po' diverso. Penso che manchi quel tipo di assetto adesso".

Non solo: secondo Mister E, un altro problema della Ferrari – che quest'estate si è trovata ad affrontare anche la scomparsa del presidente Sergio Marchionne – è rappresentato dalla sua gestione. Mentre la Mercedes e il gruppo Daimler lasciano tutti gli aspetti della squadra in mano a Toto Wolff, tradizionalmente a Maranello i dirigenti della Ferrari assumono dei ruoli attivi all'interno del team.

"La Ferrari ha un modo completamente diverso di procedere rispetto alla Mercedes – ha spiegato Ecclestone a Espn – La Mercedes ha una squadra pura, tutto ciò che fanno è correre, non ha niente a che fare con il costruttore. La Ferrari si preoccupa della sua produzione di auto, orientandola più o meno alle loro prestazioni in F1. Quindi è gestita in modo diverso".

Non è la prima volta che Ecclestone si esprime in questa maniera nei confronti della Ferrari. Già all'inizio del 2017, con la Rossa reduce da un 2016 privo di vittorie nei gran premi, l'inglese ricordò i tempi di Todt e Schumacher aggiungendo: "Ci sono troppi italiani che ci lavorano".

L'italianità della Ferrari viene spesso presa di mira. Memorabili un paio di staffilate di Niki Lauda, che nel 2014 definì "casino all'italiana" la difficile stagione che stava vivendo il team di Maranello, salvo aggiungere nel 2017 che il Cavallino Rampante era tornato a vincere "grazie a uno svizzero", sottolineando il luogo di nascita del nuovo direttore tecnico Mattia Binotto.


fonte: formulapassion.it

mi spiace per quelli che non d'accordo, cioè il 99% dei ferraristi, ma ha straragione

Citazione di: riccardo il 01 Ottobre 2018, 20:54:35
mi spiace per quelli che non d'accordo, cioè il 99% dei ferraristi, ma ha straragione
Beh insomma. La McLaren è inglese ma ha fallito miseramente. In ferrari anzi a Maranello hanno lavorato bene e hanno ritrovato se stessi(la parte losca) creando soluzioni al limite ma anche oltre il limite. Poi sono stati furbi a farsi le gomme 2017 su misura correndo praticamente solo loro nei test.
Chiamali scemi ma il cog***ne francese diceva che non aveva senso girare nei test per le gomme 2017 perché tanto la McLaren riesce a fare tutto basandosi sui dati pirelli.
Poi che arrivabene sia un cog***ne come il francese su questo concordo. Ma non tutto il team ferrari.

Non riesco a vedere il lato negativo di una Ferrari troppo italiana
"If you cut us, we bleed McLaren."

Citazione di: Paul il 01 Ottobre 2018, 21:00:20
Citazione di: riccardo il 01 Ottobre 2018, 20:54:35
mi spiace per quelli che non d'accordo, cioè il 99% dei ferraristi, ma ha straragione
Beh insomma. La McLaren è inglese ma ha fallito miseramente. In ferrari anzi a Maranello hanno lavorato bene e hanno ritrovato se stessi(la parte losca) creando soluzioni al limite ma anche oltre il limite. Poi sono stati furbi a farsi le gomme 2017 su misura correndo praticamente solo loro nei test.
Chiamali scemi ma il cog***ne francese diceva che non aveva senso girare nei test per le gomme 2017 perché tanto la McLaren riesce a fare tutto basandosi sui dati pirelli.
Poi che arrivabene sia un cog***ne come il francese su questo concordo. Ma non tutto il team ferrari.
Amen.

Non credo che Ecclestone, che tra l'altro è notoriamente estimatore dell'Italia ed amico di italiani e che con l'Italia ha pure costruito parte delle sue fortune, volesse dire che la Ferrari fa cacare in quanto italiana. Credo volesse dire che fa cacare in quanto troppo autarchica, cioè poco aperta verso l'esterno, che è l'esatta critica fatta dai più a Ferrari nell'ultimo decennio.

Non a caso ha citato come esempio vincente quello di una Ferrari essenzialmente multinazionale: francesi, tedeschi, inglesi e pure italiani (bravi). Nella F1 globalizzata (ma diciamo nella società moderna globalizzata) la sua critica ha perfettamente senso: non puoi pretendere di creare un prodotto vincente basandoti essenzialmente a priori su una distinzione di nazionalità. Si chiama sciovinismo e - la storia insegna - lo sciovinismo ha sempre portato a fallimenti. Ovunque, non solo in Italia.

Se c'è un ottimo ingegnere italiano, lo prendi italiano. Può essere un valore aggiunto per la Ferrari che sia italiano, senza dubbio. Se però ce n'è uno più bravo che è cinese, lo prendi cinese perché è migliore. Non puoi preferire quello italiano pure se è più scarso solo perché italiano. Sarebbe come la Juve che fa giocare Marchisio e Sturaro e tiene in panchina Pjanic e Matuidi solo perché i primi due sono made in Italy: belli e bravi, ok, ma poi le partite le perdi comunque. Da italiano, ma le perdi.

In questo senso Mercedes ha dimostrato di essere un passo avanti: ha uno zoccolo duro tedesco, integrato da austriaci, inglesi ed italiani (molti dei quali scappati a Ferrari). La plancia di comando è tedesca (ma nemmeno troppo), poi però c'è un livello di gestione "sotterraneo" che è una Babele e che funziona. Aldo Costa e James Alisson ne sono la testimonianza.

La F1 non è i Mondiali di calcio: non devi vincere con una nazionale autoctona (anche se pure sulle nazionali di calcio ormai ci sarebbe da discutere). La F1 è la Champions League: puoi vincere con una squadra locale, ma è difficile. Molto più semplice fare il Triplete con un allenatore portoghese, un attaccante argentino ed un portiere brasiliano. Alla fine quello che vince è sempre il brand italiano, alla gente fotte poco non ci sia mezzo italiano in mezzo.

Io non credo che ai ferraristi freghi molto che i suoi successi massimi siano arrivati da un pilota tedesco, un team principal francese, un ingegnere inglese ed una squadra anglo-italiana, quindi non capisco la volontà di voler affermare un principio del tutto anacronistico: siamo italiani, siamo di Marenello, vinciamo con gli italiani, costruiamo una squadra italiana. Se vuoi essere coerente fino in fondo allora prendi a calci i piloti che hai e ci metti Giovinazzi e Fuoco. Sono scarsi? Non vincono niente? Amen, sono italiani tanto...


Su McLaren ogni paragone è improponibile: lì il problema non riguarda la nazionalità, ma l'incapacità (che non ha nazione purtroppo). Ci sono incapaci inglesi, americani, francesi, arabi e di tutto il mondo. Ecclestone non muove critiche alla McLaren perché non puoi dire a uno che sta morendo che non s'è fatto la barba. Molto più logico muovere critiche (costruttive) a una squadra che si gioca il Mondiale e che ha da cambiare solo una parte della propria filosofia, ma che è viva e vegeta.
Michele


Aggiungo: due anni fa Briatore disse che Ferrari sbagliava a tenere tutto il suo centro di comando in un paesello sperduto dell'Emilia Romagna quando il mondo era da tutt'altra parte. Si beccò insulti e critiche, ma non voleva dire: "Andatevene da Maranello che è un posto di me**a". Voleva solo dire: Maranello posto bellissimo, ricco di storia, giusto ci sia la Ferrari in Italia ma... guardate le altre. RedBull (austriaca) costruisce le proprie monoposto in UK, Renault (francese) idem, pur mantenendo il centro di controllo anche nei propri paesi di provenienza.

Ferrari potrebbe massimizzare le proprie possibilità di vittoria cercando uno scambio e delle risorse semplicemente piazzando un proprio avamposto lì dove ce l'hanno le altre. Nessuno chiede a Ferrari di andarsene dall'Italia, solo di aprirsi verso il mondo moderno.

Del resto Marchionne è stato il primo a spostare l'ex FIAT da Torino all'estero. L'Italia ci avrà perso qualcosina, ma ora un brand italiano e leader nel mondo e nessuno ci fa più caso sia mezzo americano.
Michele


Citazione di: Michele il 02 Ottobre 2018, 09:00:13
Non credo che Ecclestone, che tra l'altro è notoriamente estimatore dell'Italia ed amico di italiani e che con l'Italia ha pure costruito parte delle sue fortune, volesse dire che la Ferrari fa cacare in quanto italiana. Credo volesse dire che fa cacare in quanto troppo autarchica, cioè poco aperta verso l'esterno, che è l'esatta critica fatta dai più a Ferrari nell'ultimo decennio.

Non a caso ha citato come esempio vincente quello di una Ferrari essenzialmente multinazionale: francesi, tedeschi, inglesi e pure italiani (bravi). Nella F1 globalizzata (ma diciamo nella società moderna globalizzata) la sua critica ha perfettamente senso: non puoi pretendere di creare un prodotto vincente basandoti essenzialmente a priori su una distinzione di nazionalità. Si chiama sciovinismo e - la storia insegna - lo sciovinismo ha sempre portato a fallimenti. Ovunque, non solo in Italia.

Se c'è un ottimo ingegnere italiano, lo prendi italiano. Può essere un valore aggiunto per la Ferrari che sia italiano, senza dubbio. Se però ce n'è uno più bravo che è cinese, lo prendi cinese perché è migliore. Non puoi preferire quello italiano pure se è più scarso solo perché italiano. Sarebbe come la Juve che fa giocare Marchisio e Sturaro e tiene in panchina Pjanic e Matuidi solo perché i primi due sono made in Italy: belli e bravi, ok, ma poi le partite le perdi comunque. Da italiano, ma le perdi.

In questo senso Mercedes ha dimostrato di essere un passo avanti: ha uno zoccolo duro tedesco, integrato da austriaci, inglesi ed italiani (molti dei quali scappati a Ferrari). La plancia di comando è tedesca (ma nemmeno troppo), poi però c'è un livello di gestione "sotterraneo" che è una Babele e che funziona. Aldo Costa e James Alisson ne sono la testimonianza.

La F1 non è i Mondiali di calcio: non devi vincere con una nazionale autoctona (anche se pure sulle nazionali di calcio ormai ci sarebbe da discutere). La F1 è la Champions League: puoi vincere con una squadra locale, ma è difficile. Molto più semplice fare il Triplete con un allenatore portoghese, un attaccante argentino ed un portiere brasiliano. Alla fine quello che vince è sempre il brand italiano, alla gente fotte poco non ci sia mezzo italiano in mezzo.

Io non credo che ai ferraristi freghi molto che i suoi successi massimi siano arrivati da un pilota tedesco, un team principal francese, un ingegnere inglese ed una squadra anglo-italiana, quindi non capisco la volontà di voler affermare un principio del tutto anacronistico: siamo italiani, siamo di Marenello, vinciamo con gli italiani, costruiamo una squadra italiana. Se vuoi essere coerente fino in fondo allora prendi a calci i piloti che hai e ci metti Giovinazzi e Fuoco. Sono scarsi? Non vincono niente? Amen, sono italiani tanto...


Su McLaren ogni paragone è improponibile: lì il problema non riguarda la nazionalità, ma l'incapacità (che non ha nazione purtroppo). Ci sono incapaci inglesi, americani, francesi, arabi e di tutto il mondo. Ecclestone non muove critiche alla McLaren perché non puoi dire a uno che sta morendo che non s'è fatto la barba. Molto più logico muovere critiche (costruttive) a una squadra che si gioca il Mondiale e che ha da cambiare solo una parte della propria filosofia, ma che è viva e vegeta.

Vero condivido, aggiungo che Ecclestone oltre che amico dell'Italia era (forse ancora adesso) amico della Ferrari e ho detto tutto. Beh sulla McLaren non si è espresso non perché stia morendo o perché sia in coma semplicemente perché l'intervista riguardava la Ferrari.
Bye Bye Honda

Non proprio: ha parlato ad Auto Hebdo brevemente e gli avevano chiesto genericamente perché Mercedes fosse più forte di Ferrari e come vedeva il Mondiale. Lui ha dato questa risposta abbastanza esaustiva (che, effettivamente, non è stata travisata o tagliata come comunemente avviene, ho controllato le fonti estere) andandosene però per conto suo come sempre.

In tempi meno recenti non ha mai mancato di dare la sua opinione, spesso tagliente, su McLaren. Erano tempi in cui aveva inteso che provocare McLaren potesse scatenare qualche reazione più o meno voluta. Già da un po' di mesi invece ormai direi che - mediaticamente parlando - di McLaren non si parla né più né meno di altre comunissime scuderie, cioè poco e nulla.

Di McLaren, attenzione. Non di Alonso, perché di lui si parla sempre.
Michele