Benvenuto su MondoMcLaren. Accedi o registrati.
Utenti in totale
835
Messaggi totali
188.765
Totale discussioni
4.860
Un excursus sul nostro legame con un colore speciale

Il ritorno del team McLaren al tradizionale colore orange papaya per la stagione 2018 coincide con il 50esimo anniversario del suo primo utilizzo.
Correva il 1968 quando il papaya apparve sulle vetture. L'aspetto fu subito associato al nome McLaren ed ai successi in F1, Can-Am, Indicar nonché in Formula 5000 e Formula 2.
Ci volle un po' per Bruce McLaren per trovare un segno distintivo per il suo team. Prima del debutto in F1 nel 1966, Bruce chiese all'artista del motor racing Michael Turner - che ha disegnato l'icona del kiwi ed ha anche aiutato a disegnare lo stile della nuova M2 - di lavorare su una livrea. A quei tempi molte monoposto sulla griglia sfoggiavano l'iconico verde inglese, mentre Bruce volle ovviamente mostrare le sue origini neozelandesi, aggiungendo l'argento.
"Lo schema che scegliemmo di utilizzare sulla monoposto aveva una parte superiore verde ed una parte più bassa argentata", spiegò Turner. "I due colori erano divisi da una banda orizzontale di un giallo caldo, che girava attorno alla presa d'aria del muso. Quando giunsi a Monaco nel 1966 ero impaziente di vedere la nuova monoposto, che risplendeva nei suoi nuovi colori".


McLaren M2B, 1966

Turner rimase tuttavia deluso. McLaren fu uno dei team scritturati dal regista John Frankenheimer per il film Grand Prix, che sarebbe stato girato in quella stagione. Come parte dell'accordo, Bruce aveva accettato all'ultimo momento di colorare la sua monoposto con una striscia verde, per rappresentare - nella finzione del film - il team Yamura.
Così la livrea di Turner non fu mai mostrata, al di là del manifesto del GP di Germania del 1966, che era stato già prodotto prima dell'inizio della stagione e nel quale era stata aggiunta la McLaren!
Dopo quella deludente stagione, per il 1967 Bruce scelse il rosso, un colore associato per lo più ad un noto marchio italiano. Così a Monza, a settembre, gli organizzatori chiesero se la monoposto potesse essere colorata di verde, per distinguerla con quella favorita dalla maggior parte dei tifosi del posto.
Tuttavia finì che Bruce si qualificò terzo, davanti alla sola Ferrari del suo amico Chris Amon, per cui gli organizzatori decisero che sarebbe stata una buona idea per la folla avere delle monoposto rosse in prima fila!
Di fatto, solo una settimana prima McLaren aveva debuttato con i colori che l'avrebbero resa famosa. Fu nel corso del 1967 che per la prima volta venne l'idea di usare il colore "papaya", nell'intenzione di creare quella che noi oggi chiameremmo "corporate identity".
Il socio di Bruce, Teddy Mayer, aveva visto un'auto sportiva con una colorazione simile in una gara inglese e aveva pensato che si sarebbe notata di più sugli schermi in bianco e nero del tempo, e ancora di più negli specchietti dei rivali.


McLaren M6A, 1967

La livrea fece il suo debutto sulla M6A al primo appuntamento del Mondiale di Can-Am del 1967 a Elkhart Lake il 3 settembre, una settimana prima del GP d'Italia. Hulme vinse la gara, mentre Bruce conquistò il titolo. Fu l'inizio di un'era gloriosa ed il team avrebbe dominato la prestigiosa serie per le successive quattro stagioni.
Il nuovo look papaya fece il suo debutto in F1 alla Race of Champions del 17 marzo 1968, in occasione del debutto della M7A. Bruce vinse al primo colpo, mentre il suo compagno di squadra Denny Hulme trionfò cinque settimane dopo all'International Trophy. Il primo Campionato Mondiale arrivò il 12 Maggio al GP di Spagna, un mese dopo la prima vittoria di Bruce a Spa. Hulme aggiunse in seguito le vittorie in Italia e Canada e fu un contendente al titolo sino all'ultima gara. Un debutto niente male per la nuova livrea.


McLaren M7A, 1968

Nel 1968 McLaren strinse l'accordo con Shell in F1 e con Gulf in Can-Am. La stagione 1969 vide il secondo dei due sponsor estendere la partnership in entrambe le categorie. La compagnia petrolifera usava un logo di una tonalità di arancione più scura ma si adattava benissimo alla livrea. Col passare degli anni Gulf ne guadagnò molto nel venire associata ad un team di successo.
L'impegno di Gulf si estese anche al terzo appuntamento del 1970 nella Indy 500. Vi presero parte Hulme e Amon, sebbene nessuno dei due disputò la gara, visto che il primo fu coinvolto in un brutto incidente ed il secondo dovette ritirarsi. Toccò quindi alla riserva Peter Revson mostrare la livrea davanti al pubblico di Brickyard, correndo sino al ritiro. L'anno successivo conquistò la pole e terminò in seconda posizione - la McLaren aveva conquistato anche la Indy.
Nel frattempo le monoposto McLaren di F1 rimasero papaya tra il 1969 ed il 1971, sebbene nell'ultimo caso con delle ali ed una presa d'aria di una tonalità più scura quando le auto avevano nel frattempo acquisito quella classica forma a sigaro. Il colore papaya fu usato anche in F5000, con Peter Gethin al volante.
Dopo quattro anni con il colore papaya, nel 1972 il team di F1 decise di cambiare direzione. I costi non avrebbero fatto sopravvivere un team senza sponsor, per cui McLaren strinse un accordo con Yardley, la quale chiudeva un accordo con BRM.
La McLaren conservò l'essenza della livrea che BRM aveva utilizzato nei due anni precedenti - bianca con una "Y" multicolore sul muso - ma mantenne un collegamento con il passato lasciando le pance della M19 di colore papaya, sotto la striscia Yardley. Ovviamente il logo Gulf fu collocato in quello spazio.
Questa nuova livrea vide la vittoria nella sua seconda gara, quando Hulme trionfò in Sud Africa. Nel frattempo, nel 1972 McLaren corse anche in F2 con i colori tradizionali e Jody Scheckter al volante, il più giovane vincitore a Crystal Palace.
Il tocco di papaya sulle fiancate sopravvisse in F1 anche nel 1973 sulla M23 marchiata sempre Yardley, con Hulme che vinse in Svezia e Peter Revson che trionfò in Inghilterra e Canada. Nonostante l'addio di Gulf, il papaya rimase sulla terza macchina affidata a Mike Hailwood nel 1974, dopo che le altre due monoposto di Hulme e Fittipaldi acquisirono la colorazione rossa e bianca degli sponsor Marlboro e Texaco.


McLaren M23, 1973

L'ultima apparizione del colore papaya su una McLaren di F1 fu nel GP degli USA del 1974, in occasione del quale Joches Mass sostituì l'infortunato Hailwood. A partire dal 1975 McLaren prese parte alle corse con la colorazione rossa e bianca.
Ad ogni modo, il papaya continuò a sopravvivere ancora un po' negli USA. La McLaren si ritirò dalla Can-Am alla fine del 1973 e da lì in poi si concentrò sulla Indycar.
Fu Johnny Rutherford a rendere davvero famoso questo colore sui circuiti ovali. Dopo aver vinto un paio di eventi nel 1973 - le qualificazioni in Ontario ed una corsa a Milwaukee - conquistò la vittoria nella Indy 500 del 1974. Con quattro vittorie in un anno, chiuse il Campionato in seconda posizione.


McLaren M16E, 1976

Il texano replicò il successo nel 1975 e nel 1976, quando conquistò la seconda vittoria nella 500 di Indianapolis con il colore papaya, questa volta partendo dalla pole. Dopodiché nel 1977 tutto cambiò per via del nuovo sponsor First National City.
L'ultima McLaren con il famoso colore papaya fu quella di Rutherford a Phoenix nel novembre del 1976. Ultima quantomeno fino a quel momento...
Nel frattempo in F1 la McLaren rimase ancorata alla colorazione rossa e bianca del brand Marlboro e quando la partnership, nel 1996, giunse al termine, ci fu un gran vociare su quale livrea sarebbe stata adottata l'anno successivo, quando il nuovo sponsor West si unì alla famiglia.
Sistemare la livrea non fu la preoccupazione maggiore né si pensò a come colorare le monoposto. Al solo scopo di permettere alla nuova MP4-12 di Adrian Newey di scendere in pista e prepararla al grande debutto previsto a Londra, il team scelse una livrea di test e fu così che si scelse per un ritorno del papaya sulle monoposto di Mika Hakkinen e David Coulthard.


McLaren MP4-12, 2006

Fu una strategia azzeccata e fu replicata anche nel 1998 con la MP4-13, così come nel 2006 con la MP4-21 che fu di Kimi Raikkonen e Juan Pablo Montoya.
Dopodiché, fino al 2017 McLaren non è tornata alle proprie origini. Lo ha fatto per la terza stagione con la power unit Honda, con una livrea arancio pensata per rendere un tributo alla storia del team, sebbene con una tonalità più scura.
In ogni caso la decisione ha fatto riflettere tutti e quando Fernando si è unito ad Andretti per correre la Indy 500 non c'è stato praticamente più nulla su cui riflettere, essendo intento comune quello di tornare alla colorazione con la quale Rutherford aveva vinto la Indy 500 due volte.

Lo step successivo è stato quello di far tornare il papaya anche in F1...


fonte: mclaren.com
traduzione a cura di MondoMcLaren