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Tyler Alexander, tra Bruce McLaren (a sinistra) e Teddy Mayer (a destra)



Tributo a Tyler Alexander


Ron Dennis (Chairman e CEO) ha ricordato così Tyler Alexander, uno dei padri fondatori della McLaren, che ci ha tristemente lasciati il 7 gennaio 2016, all'età di 75 anni.
"Accanto a Bruce McLaren, che ha fondato la McLaren Company nel 1963, Tyler Alexander è stato uno dei primi pilastri della nostra azienda, quando lavorava duro accanto a Bruce sin dagli esordi, e Bruce non avrebbe potuto desiderare spalle più robuste su cui contare per costruire la reputazione del team.


Le competenze approfondite eppure pratiche di Tyler, abbinate alla sua attitudine energica ed ottimistica, per non parlare del suo contagioso e satirico senso dell'humour, lo hanno reso una persona di grande successo e di altrettanto grande popolarità, sia che supervisionasse la costruzione delle auto nell'officina del team, sia che gestisse le squadre vincitrici della CanAm o della Indy 500, o che lavorasse con alcuni tra i più grandi piloti ed ingegneri del mondo in Formula 1.
Semplicemente, Tyler ha vissuto ed ha respirato McLaren e, dopo il suo ritiro a fine 2008, stagione in cui è stato presente ad ogni GP ed ha giocato un ruolo importante nell'assicurare al team ed a Lewis il successo nel campionato mondiale, è rimasto un compagno molto amato e fortemente tenuto in considerazione da molti di noi, visitando regolarmente la nostra factory a Woking per ritrovarsi con vecchi e nuovi amici. Quella di Tyler era un'amicizia su cui potevi davvero contare; era un uomo che non ti avrebbe mai abbandonato.
Infatti, Tyler era uno dei migliori della vecchia scuola: tosto, umile e saggio, ha lasciato dietro di sè una reputazione ed una memoria che resterà indelebile nella storia del motorsport internazionale.
Pertanto, per conto di tutti in McLaren, vorrei rendere un tributo di cuore ad uno dei padri fondatori del nostro team e presentare le nostre più sincere condoglianze ai suoi tanti amici ed alla sua compagna di sempre, Jane Nottage, che gli è sempre stata accanto, forte fino alla fine.
"

Il ricordo: Tyler Alexander 1940 - 2016

"Non è la vita che è troppo corta; è la morte che dura troppo. Per cui meglio andare avanti con le cose."
E' una tipica frase da Tyler Alexander, uno degli originari fondatori della Bruce McLaren Motor Racing Limited. Ma assume un significato ancor più profondo dopo la sua morte.
Non è semplice riassumere una vita né una carriera che è stata così lunga, ampia e ricca di successi come quella di Tyler. Ma se quella frase vi dice qualcosa, è che Tyler era un uomo che riusciva a concludere le cose.
E, per Dio, ci è riuscito.
Crescendo ad Hingham, vicino Boston, nel Massachussets, il giovane Tyler si trovò presto lanciato nell'eccitante mondo delle corse motoristiche, allorquando strinse amicizia con Teddy Mayer, un astuto avvocato della Pennsylvania, anche lui contagiato dal virus delle corse. Mayer si era preso una pausa dalla carriera forense per seguire i promettenti sforzi del suo più giovane fratello Timmy, e ben presto si relazionarono con giganti del motorsport locale come Peter Revson e Roger Penske.
Anche Tyler ne fu colpito, e non passò molto tempo fino a quando l'unita comunità dei corridori Nord Americani richiedesse i suoi servizi in Europa. Ben presto, Tyler arrivò in Inghilterra - la patria del motorsport negli anni '60, dove incontrò un giovane neozelandese di nome Bruce McLaren. Del loro primo incontro, Tyler diceva "mi ricordo che pensavo che questo tipo ne sapesse un sacco delle corse, e forse avrei fatto bene a stargli appiccicato per capirne di più io stesso. Non mi sbagliavo..."
Accanto a Teddy, Tyler viaggiò fino in Nuova Zelanda per schierare un'auto per Timmy Mayer nel 1964 nella Tasman Series, una competizione australiana invernale che richiamava molti dei nomi chiave del mondo della F1, incluso Bruce McLaren, Denny Hulme, Jack Brabham e Graham Hill. La tragica morte di Timmy, in un incidente durante le prove libere all'ultima curva a Longford, in Tasmania, non riuscì a scoraggiare l'entusiasmo di Tyler; al contrario, servì unicamente a consolidarne i propositi.


In occasione della perdita di Timmy, Bruce scrisse le famose parole: "Fare bene qualcosa è così gratificante che morire tentando di farla meglio non può essere qualcosa di stupido. Sarebbe come buttar via la vita se si sprecasse la propria abilità e per questo ritengo che la vita vada misurata in risultati, non solo in anni".
Tornato negli States, mentre valutava il suo prossimo passo, Tyler ricevette una telefonata al momento giusto da Bruce che gli lasciò ben poco tempo per la riflessione. Immediatamente, fu richiamato in Inghilterra ed intraprese una carriera nel motorsport che avrebbe segnato la sua vita.
Se gli esordi della McLaren sono storia nota, il ruolo di Tyler è meno conosciuto, il che la dice lunga sul profondo senso dell'umiltà dell'americano e sulla sua riluttanza ad anteporre i suoi meriti a quelli del team.
Semplicemente, Tyler portava a termine le cose - velocemente e con efficienza, con il suo marchio di fabbrica del minor clamore possibile. Non c'erano definizioni o confini per il suo ruoli: dirigeva i meccanici, produceva pezzi di ricambio, arrangiava sistemazioni, pagava i biglietti aerei dell'ultimo minuto, scroccava favori da una sempre crescente lista di amici e colleghi. Spingeva e tirava le auto da corsa della McLaren in giro per il mondo e, una volta sul tracciato, si assicurava che il team fosse meglio gestito ed organizzato rispetto ad ogni altra squadra nella pitlane.
Quando la McLaren crebbe in successo, anche lui crebbe. E l'abilità di Tyler di "concludere il lavoro" portò le sue responsabilità a crescere allo stesso modo. Dagli umili inizi in F1, si occupò di sviluppare gli sforzi della McLaren in CanAm fino ad un livello di dominazione mai visto nel motorsport fino ad allora. Tra il 1967 e il 1971, la McLaren vinse tutti e cinque i campionati e 37 corse su 43, incluso, nel 1969 un'incredibile serie completa di tutte le 11 corse previste.
In mezzo a tutti questi successi, dovette anche fare i conti con la terribile perdita di Bruce McLaren, morto in un incidente mentre testava una CanAm a Goodwood il 2 giugno 1970.
"Il mondo del motorsport può essere duro" scriveva nelle sue splendide memorie A Life And Times With McLaren.
"È in tempi come questi che devi farti forza e tenere insieme le persone - in questo caso le persone che aiutarono la Bruce McLaren Motor Racing a diventare il team che era. Era giunto il tempo per noi di mettere in pratica quanto avevamo imparato da Bruce, senza mostrare nessun rimpianto personale".
Accanto a Teddy, Tyler si assicurò che quanto fatto da McLaren non fosse vano. Infatti, si presentò alla corsa immediatamente successiva - un evento CanAm a Mosport in Canada - che puntualmente vinsero.
Mentre gli eccezionali sforzi della McLaren nella CanAm cominciavano a ridursi per emergere come un chiaro competitor in F1, allo stesso modo lui portò la propria ambizione al livello di voler vincere quella che probabilmente è la corsa più famosa del mondo, la 500 miglia di Indianapolis. Una macchina McLaren aveva già vinto ad Indy con un'auto clienti guidata da Mark Donohue nel 1972, ma Tyler guidò la carica per una vittoria di scuderia, come caposquadra per Johnny Rutherford nelle due eccezionali vittorie della McLaren nel 1974 e 76.
Nel 1983, Tyler lasciò la McLaren, riunendosi a Teddy Mayer per far correre un team Indycar nel Nord America, dove reclutarono un giovane e dotato ingegnere di nome Adrian Newey. I due diventarono amici stretti ed il reciproco rispetto e l'ammirazione vicendevole li spinse verso due nuove avventure - in F1, con la Carl Haas Beatrice Lola team nel 1985 ed il ritorno alle Indycar, questa volta correndo con il leggendario Mario Andretti per la Newman Haas Racing.
Comunque sia, un'altra propizia telefonata dall'altra parte dell'Oceano - questa volta di Ron Dennis - ancora una volta riportò Tyler in F1, ed alla McLaren, nel 1989.


Era il ritorno alla sua casa spirituale e la continuazione del ruolo che aveva creato e definito più di 20 anni prima. Si fece carico di un gran numero di ruoli tecnici ed organizzativi, lavorando in Europa, Giappone e negli USA per rinforzare il dominio del team. Guadagnò ben presto il rispetto e la fiducia degli ingeneri così come dei piloti, inclusi grandi campioni come Senna, Hakkinen ed Hamilton.
Se possedeva una sicurezza che pochi individui nel paddock potevano vantare, possedeva anche una zelante attitudine a spingere i confini dell'ingegneria. Per un uomo che aveva costruito le sue credenziali nel motorsport nel mezzo del 20esimo secolo, aveva davvero poco timore nel confrontarsi con la frontiera digitale del 21esimo secolo. In effetti, concluse la propria carriera seduto tranquillamente dietro un laptop del garage, analizzando e decodificando paginate di dati dell'auto.


Anche nella sua vita, esplorava costantemente i limiti - pescando e praticando nuoto subacqueo lungo la costa del Messico negli inverni della f1, presentandosi alle corse sempre armato di una macchina fotografica. In effetti, la sua fotografia è calma e nitida, come si può evincere nel suo libro fotografico McLaren from inside, che cattura alla perfezione tanto la durezza quanto la cordialità della pitlane.
Era un uomo di immensa qualità.
Probabilmente Sir Jackie Stewart è stato in grado di sintetizzarlo al massimo: "Come il suo ultimo mentore, Bruce McLaren, Tyler ha lavorato come un ambasciatore ideale per rappresentare il modo del motorsport. In tutti i suoi rapporti, era accomodante ma fermo nei propri obiettivi, socialmente capace in ogni aspetto. Vestiva bene, si presentava bene, parlava bene e faceva bene ingegneria. C'è tanto da imparare dalla vita e dall'esempio di Tyler."
Tutti noi alla McLaren eravamo toccati dall'influenza di Tyler, dalla sua determinazione a trovare l'eccellenza in tutto, dal suo spirito, dal suo entusiasmo, dalla sua enorme fierezza nell'organizzazione.
Alla sua amata compagna Jane, che era la sua più grande sostenitrice, presentiamo le nostre più profonde condoglianze; con il suo esercito di amici nei circuiti in giro per il mondo, condividiamo la tristezza ma ricordiamo la vita ben vissuta di un uomo che verrà sempre ricordato come uno dei migliori nel motorsport, un alleato sicuro ed un amico non comune.


Fonte: mclaren.com
Traduzione a cura di MondoMcLaren

Che dire..forse nulla, una Leggenda che la morte fisica non potrà mai cancellare. Quanto può la fine del respiro o del battito del cuore di un mero involucro fisico offuscare la luce del ricordo e delle imprese di un tecnico, un Engineer, che "viveva e respirava" Mclaren. Tyler è vivo e vivrà per sempre, nulla può cambiare ciò che con Bruce, Teddy, Ron ha contribuito a fare. Che emozione ancora le sue recenti apparizioni nel box Mclaren, vestito non casual ma con la felpa e giacca Mclaren, perchè pochi sono e saranno al suo pari.
RIP, grazie di tutto e di tutto quello che ancora farai.

'It's not that life is too short,it's that death is too long.So,best get on with things'
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W il Re!
W Ron Dennis!                                                            QUELLO CHE NON TI AMMAZZA, TI RENDE PIU' FORTE


Leggendo la sua biografia confesso di essermi sentito piccolo piccolo.
Un uomo che in 75 anni ha fatto così tanto nella propria vita non può che essere spettacolare. Ed in fondo, è questo che mi ha fatto innamorare di Lei: gli uomini che l'hanno creata, cresciuta e portata in alto sono stati per me una costante ispirazione.

Mancherai tanto, Tyler.
As I've always said, McLaren exists to win, and win we will.
RON DENNIS

Tristezza infinita.

Della foto in alto, quella della fondazione, ora non rimane più nessuno. Prima Bruce, poi Teddy Mayer, Phil Kerr scomparso di recente e adesso anche Tyler. Tyler era il primo meccanico del team, l'aiutante per eccellenza. Un Grande.

"I went completely on the inside and overtook the backmarker and at same time overtook the Michael. It was a great overtaking manoeuvre, and I loved it. I'm not sure if the Michael did." M.H.

Un personaggio da ringraziare per quanto ha dato al motorsport in generale e naturalemente perchè è stato uno dei padri fondatori della McLaren.
Fare prima di dire.


La McLaren piange un suo pilastro.
"If you cut us, we bleed McLaren."

Un commento che ho trovato da un altro forum, da una persona che ha avuto la fortuna di incontrarlo.

Tyler Alexander, one of the founding members of McLaren, had died, aged 75.  From reading his book Tyler Alexander: A Life and Times with McLaren, he truly was an integral part of the team, doing everything from sweeping the floors to developing the first semi-automatic gearbox for McLaren and the software to make it run.  From running the "Battlestations" (McLaren's mobile datacenter in the pits) to machining an emergency replacement part, he was capable of doing it all.

It's clear, in his book, that he thought he should have been doing more, but was gracious in accepting the roles he had in McLaren.

I had the opportunity to meet him once, at the Indianapolis Airport.  My daughter had a Mac n Lauren book and was getting some autographs from the team at the check in counter at American Airlines.  The team was wonderful, signing the book at the positions they worked in the pitstops.  Then one of the men called over to a man standing in the First Class check in line and Mr. Alexander came over, greeted my daughter and myself and signed her book too.  On a whim, I asked him to sign my notebook too.

He was a talented photographer and good writer in addition to be a true racer.
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Forza Mclaren

paolo zanoni

Intervista da tenere nel cassetto per i prossimi millenni.  :-supp :-supp :-supp :-supp

https://www.youtube.com/watch?v=QDc_69LVNI0

:'( :'( :'( :'( :'( :'(

http://www.skysports.com/f1/news/12479/10123073/watch-ron-dennis-pays-tribute-to-mclarens-tyler-alexander

Commovente come ne parla come un fratello sottolineando i lati della sua preparazione tecnica e il suo umorismo secco, quasi inglese, anche se era americano.
E poi il sole che spunta alla fine e illumina il mondo ( in qualità migliore sul link di skysport).
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We didn't work for Bruce McLaren, we work with Bruce McLaren. It's down to the people, because people are the most important thing.
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Una delle ultime, se non l'ultima apparizione di Tyler in un weekend di gara nel 2015, rigorosamente con maglia McLaren



Il libro
Tyler Alexander: A Life and Times with McLaren
http://www.amazon.com/Tyler-Alexander-Life-Times-McLaren/dp/1935007211
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It seems there are many people today, including at McLaren, who think the M in MP4 was for Marlboro; where they got this idea is beyond me. The M was for McLaren, and still is. Marlboro was the sponsor and partner, and P4 was from Ron's previous Project Four company.


diciamo che questo mette fine a tutto.

http://www.mclaren.com/formula1/heritage/a-life-and-times-with-mclaren-tyler-alexander/
http://www.mclaren.com/formula1/heritage/a-life-and-times-with-mclaren-tyler-alexander-part-two/
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