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Nel test team della McLaren c'è anche una donna: si tratta di Bernadette Collins, biondina con il nasino all'insu, ingegnere di pista che segue Jenson Button nella fase di preparazione della stagione. Eccola analizzare i dati della telemetria della MP4-29.

La giovane tecnica è stata scelta come una delle ambasciatrici di 30-under-30, il progetto di promozione dei giovani inglesi che hanno aderito alla campagna governativa "Make it in Great Britain". Chissà se sarà soddisfatta della sesta posizione di Jenson che al momento si prende tre secondi dalla Williams di Valtteri Bottas...

http://www.omnicorse.it/magazine/35284/f1-test-bahrein-day-4-bernadette-ingegnere-di-jenson-button

una precisazione: dovrebbe essere la performance engineer, non l'ingegnere capo: una sorte di vice.
Comunque complimenti!  :-appl :-appl :-appl :-appl
W la McLaren!!!
W il Re!
W Ron Dennis!                                                            QUELLO CHE NON TI AMMAZZA, TI RENDE PIU' FORTE

Io ci vedevo meglio Amy Farrah Fowler, ma mi accontento... :-ahah

Alla scoperta della Collins, la “ingegnera” di Jenson Button

2 agosto 2014 – Sul magazine della FIA – questo mese incentrato sulla presenza femminile nel mondo delle corse – è stata pubblicata un’interessante intervista a Bernadette Collins, ingegnere deputato alle prestazioni di Jenson Button. Ve la proponiamo interamente.

Ci sono molti posti nel Motorsport che mettono molta pressione su chi li occupa e che sono esposti perché responsabili in prima persona del tempo sul giro di un pilota, ma Bernadette Collins, ingegnere responsabile delle prestazioni in pista di Jenson Button, non cambierebbe il suo ruolo per nulla al mondo.

Come sei entrata nel mondo dei motori?
Quando ero giovane non ero sicura su cosa volevo fare, perciò ho semplicemente preso il GCSE (General Certificate of Secondary Education) scegliendo le materie senza un vero obiettivo in mente: matematica, fisica, tecnologia. Poi ho finito per fare ingegneria meccanica alla Queen University di Belfast perché aveva un ampio campo di possibili applicazioni. Durante gli anni passati lì ho partecipato al progetto Formula Student ed è stato in quel periodo che ho iniziato a pensare che fosse interessante, proprio quello che avrei voluto fare. Da lì ho fatto domanda per un posto di lavoro in McLaren, che assumeva giovani laureati. Mi ero candidata anche per altre case, ma alla McLaren mi hanno richiamata per prima per cui ho fatto un giorno di valutazione al McLaren Technology Centre con altri 10 fortunati e a quel punto ho cominciato a pensare che sarei rimasta molto delusa se non avessi ottenuto quel posto. Perciò il Motorsport è più una cosa che mi è capitata che non una scelta…

Quindi il Motorsport, e dunque l’ingegnerie, non erano obiettivi che avevi preventivato sin da scuola?
Ho frequentato una scuola femminile in Irlanda, dove non c’era una grande spinta per l’ingegneria. Molti di quelli che insegnavano lì non consideravano questo tipo di carriera molto femminile. È stata una cosa che ho finito per scoprire da sola. Per mia fortuna il governo in quel momento incentivava le donne a tentare questo tipo di carriera, quindi mi sono convinta in pochi giorni, ho visto del potenziale in questa scelta per un futuro lavoro.

Come si è svolto il tuo lavoro in McLaren?
Ho iniziato nell’ultima anno di laurea ed è stato piuttosto interessante, ho frequentato diversi dipartimenti e conosciuto molte persone che mi hanno insegnato come funziona un motore sportivo. Dopodiché mi sono dedicata al reparto design, dove ho lavorato su alcune parti delle sospensioni e poi al reparto trasmissione dove ho trascorso due anni. È stata un’esperienza davvero interessante perché la precisione di queste componenti è immenso, ho imparato molto e c’è un sacco di materiale interessante, tanti sviluppi. Ero molto entusiasta del mio lavoro e l’azienda ha voluto darmi l’opportunità di lavorare per alcuni dei nostri team clienti di GT3. Ho fatto un anno sullo sviluppo della GT3 MP4 12C e poi due anni con i team clienti, il primo come ingegnere analista dei dati – che è un po’ quello che faccio oggi in McLaren – e il secondo anno ho lavorato sull’ingegneristica della macchina.

Quali sono le differenze tra lavorare in pista e in fabbrica? Ci sono state difficoltà?
In pista è tutto molto più intenso. Tutto è focalizzato sul risultato della gara e alla fine della stessa ti senti distrutta. Pianifichi tutto per quell’obiettivo e quando è passato ti puoi lasciare andare. Cercare di ottenere il meglio dalla macchina è eccitante, il tutto per ottenere il massimo dal pilota e poi riunire i due elementi. E poi si torna indietro, si analizzano i dati e si cerca di capire cosa si sarebbe potuto fare in maniera diversa e si cerca di migliorare ancora. In GT3 è diverso perché non c’è quel supporto, quella piramide di ruoli che si hanno in Formula 1, è stata una palestra in cui la McLaren mi ha spedito per imparare e sono stata veramente entusiasta di questa interessante esperienza.

E quindi sei passata al team di Formula 1…
Già, lo scorso anno Tom (Stallard) che ricopriva il mio ruolo è andato in congedo per paternità, così durante l’anno l’hanno sostituito e io sono finita a lavorare dalla fabbrica intervenendo sulle comunicazioni radio. Poi sono andato in pista in India e Abu Dhabi e quando Tom è tornato ha progredito la sua carriera (Oggi è ingegnere di pista di Jenson Button) e io ho preso quello che era il suo ruolo all’inizio di quest’anno.

Quindi, come descriveresti il ruolo di “Performance Engineer”?
In pratica in qualità di ingegnere delle prestazioni il mio ruolo è di aiutare Jenson a ottenere il meglio dalla macchina, perciò l’ingegnere di pista decide tutto dal lato fisico ella macchina, io cerco di aiutare Jenson attraverso diversi setup sull’elettronica. Lavoro a stretto contatto con il pilota per ottenere il massimo dalla macchina.

Di cosa ti occupi nel concreto?
Questa mattina ad esempio (l’intervista è stata realizzata dalla FIA nel weekend del Gran Premio d’Austria) ho passato il mio tempo ad analizzare l’entrata di Jenson in pit-lane per capire se c’era qualcosa che si poteva migliorare perché si può guadagnare ovunque, in ogni parte della gara è possibile trovare quel minimo tempo utile per guadagnare una posizione. Una delle cose più importanti quest’anno è la restrizione sul carburante ed è una delle mie responsabilità assicurarsi che non sforiamo i 100kg per gara. Così monitoro e consiglio il miglior uso possibile della benzina.

C’è una relazione di lavoro molto stretta con Jenson?
In sostanza penso che nelle comunicazioni via radio ognuno di noi si conosce ormai abbastanza bene per capire cosa ci comunichiamo e cosa sottintendiamo. Lavorare a stretto contatto è molto importante e lo è altrettanto se comunico qualcosa con un certo tono di voce che necessita urgenza, per cui sì, per conoscere queste cose bisogna lavorare a stretto contatto e trovare subito Jenson per me è stato perfetto perché lui è molto bravo a spiegare le sue sensazioni in auto e ho imparato veramente tanto da lui, grazie a lui la mia integrazione nel team è stata molto più facile.

Per concludere, che attrazione ha il lavoro che fai? Perché una ragazza di 15 anni dovrebbe pensare di scegliere un tipo di scuola per diventare una figura tecnica come te?
Ci sono molti elementi che mi piacciono del mio lavoro. L’essere costantemente sotto pressione è una di queste, io lavoro meglio se sono spinta a dare sempre il massimo e se una mia soluzione funziona il piacere è immenso. L’emozione di poter dire: “ho fatto la differenza, io, proprio io, su quella macchina” è una cosa talmente grande… E se il giorno della gara arriva il risultato, beh, è ancora più grande.

http://www.f1passion.it/2014/08/f1-alla-scoperta-della-collins-la-ingegnera-di-jenson-button/