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Omaggio a Dan Gurney


L'ex pilota della McLaren si è spento il 14 gennaio 2018, all'età di 86 anni.

Il pilota più elegante del motorsport è stato un talismano per McLaren durante la nostra ora più disperata.
C'è mai stato un pilota da corsa dotato di più grazia di Daniel Sexton Gurney?
Il raffinato pilota americano, scomparso domenica dell'età di 86 anni, aveva uno stile supremo e senza fronzoli in pista ed  un'eleganza impareggiabile lontano dalle corse.
Tuttavia il suo fascino smentiva una determinazione e una visione che pochi potevano eguagliare. Come innovatore, ha costantemente spinto le frontiere del motorsport, sia come pilota estremamente patriottico che come costruttore fiero e pioneristico.
Ed il ruolo piccolo ma fondamentale che ha giocato alla McLaren è stato quello che ha probabilmente tenuto a galla la squadra durante la sua ora più disperata.

Come i suoi grandi contemporanei Mario Andretti e AJ Foyt, Gurney è stato un pilota a tutto tondo ed estremamente versatile: la sua naturale velocità e versatilità gli hanno permesso di competere con successo in una serie di differenti discipline.
In pista, si guadagnò rapidamente il rispetto dei suoi contemporanei di Formula 1 - non ultimo il grande Jimmy Clark, che si diceva stimasse l'americano più di tutti gli altri. Gurney potrebbe anche aver vinto solo quattro Gran Premi, meritava molto di più.

Quello che potremmo definire il suo "giorno di giorni" è arrivato a Spa, nel Gran Premio del Belgio del 1967. E' stata l'unica gara vinta al volante della sua auto, l'incomparabilmente bella Eagle-Westlake T1G, che ha schierato sotto le proprie insegne dell'Anglo American Racers.
Ha corso occasionalmente in NASCAR, e alla Indy 500 per tutti gli anni '60. Nonostante la vittoria ad Indy alla fine gli sia sfuggita, ha comunque iniziato dalla prima fila ed è arrivato tre volte nelle prime tre posizioni.
A Le Mans nel 1967, è stato in team con AJ Foyt fino alla vittoria, guidando una delle iconiche GT40 di Ford. Alla fine di una gara che pochi pensavano avrebbero vinto, Gurney ha inavvertitamente inventato il fenomeno della spruzzatura di champagne sul podio; il suo era un atto spontaneo di esuberanza che seguiva la sua gioia per la vittoria.

Il ruolo di Gurney nella storia della McLaren potrebbe essere stato piccolo, ma è stato di vitale importanza. Fu Dan ad essere chiamato per saltare nell'abitacolo Can-Am lasciato vuoto dalla morte di Bruce McLaren nell'estate del 1970. E fu Dan a domare quella potente M8D sino alla vittoria a Mosport Park meno di due settimane dopo .
In quella manciata di Gran Premi in cui guidò l'M14A, Gurney si dimostrò un talismano per la squadra, la sua determinazione stoica la tenne coesa mentre lottava per trovare la direzione dopo la morte del suo fondatore.
Tyler Alexander ricorda quel momento nella sua autobiografia "A Life And Times With McLaren":
"Quando arrivammo a Mosport, Dan non aveva mai avuto la possibilità di guidare o testare la macchina. Credo sia stata la qualifica a rivelarci quanto era bravo e quanto gli piaceva provare cose nuove.
"Dan ci chiese di mettere la maggior parte della selezione di molle e barre antirollio sulla macchina per  provare durante l'allenamento. Con circa 10 minuti rimasti in qualifica, ho detto a Dan: "Dobbiamo fare almeno un buon tempo cronometrato. Cosa monto  sulla macchina? "Ha detto qualcosa sul fatto di aver bisogno solo di un paio di giri. Poi saltò in auto e la piazzò  in pole con non so quali molle e rollbar fossero montate in quel momento.
"Dan e Denny Hulme sono stati i due ragazzi che hanno riportato in vita Bruce McLaren Motor Racing ..."

Ma, nonostante tutta la sua verve nella cabina di pilotaggio, è stata la sua capacità di dare un senso allo sport che lo ha portato in nuove direzioni dopo il suo ritiro dalla F1 nel 1970.
Come suggerisce il nome, con la All American Racers, ha realizzato la sua ambizione di creare una squadra nazionale che potesse battere un'unica bandiera per il motorsport e l'ingegneria degli Stati Uniti. La squadra da lui creata avrebbe continuato a vincere la Indy 500, la Daytona 500, la 12 Ore di Sebring e una sfilza di gare CART e IMSA. Tra questi successi, gli è anche attribuito il merito di aver creato il "Gurney Flap", una piccola aletta ad angolo retto montata sul bordo posteriore di un profilo aerodinamico per aumentare la deportanza. Un espediente ancora ampiamente usato nel motorsport fino ad oggi.
Secondo la sua famiglia, Dan è morto 'con un ultimo sorriso sul suo bel viso'.
Da parte di tutti noi della McLaren, porgiamo le nostre più sentite condoglianze alla sua famiglia e rendiamo omaggio ad un bellissimo gigante che possedeva, veramente, un cuore d'acciaio.

Fonte: mclaren.com
Traduzione a cura dello Staff di MondoMcLaren

Qui di seguito: Dan Gurney guida la M8D in accoppiata con Denny Hulme




Qui al volante di una GT40:




As I've always said, McLaren exists to win, and win we will.
RON DENNIS

Ho appreso con molto dispiacere la scomparsa di Dan Gurney, uno degli ultimi simboli della Formula 1 degli anni '60 a lasciarci.

Giusto ricordare i successi del pilota-costruttore, non solo per il Team Eagle, ma anche come precursore della tecnica del periodo e un personaggio-chiave della transizione in atto nella nostra squadra dopo la scomparsa di Bruce McLaren.

Più che doveroso oggi rendergli omaggio.


"We make history – you only write about it" - Ron Dennis