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Si chiamava Goliardo Freddi il meccanico di Reggiolo che nel 1950 incontrò al suo paese un'amica d'infanzia, Elena Martignoni, rimasta vedova con un figlio e una figlia. Il ragazzo, Lorenzo, aveva studiato poco, ne sapeva di meccanica d'auto ed Elena raccontò all'amico Goliardo, che aveva un'officina in via Plinio a Milano, le sue ansie per il figlio senza lavoro: «Mandalo da me a Milano», fu la risposta. Sarebbe cominciata così la doppia storia di un campione e di un amore. Quel Lorenzo quindicenne era Lorenzo Bandini, il futuro pilota della Ferrari, la cui carriera sarebbe finita il 7 maggio 1967 tra le fiamme nel circuito di Montecarlo. Goliardo sarebbe diventato suo suocero, perché Lorenzo il 5 febbraio 1964 avrebbe sposato Margherita, sua figlia. Che non si stanca di ricordare gli anni della piena felicità e gli anni del lutto. «Sopra il garage di papà c'era una stanza con bagno e Lorenzo si è sistemato lì. Io avevo 13 anni e una sera me lo sono trovato davanti in canottiera e con un asciugamano sulla spalla, sembrava un cherubino, pelle chiara e capelli nerissimi: rimase bloccato a guardarmi e poi mi avrebbe detto che da quel momento si era innamorato». Margherita no.
La sostituzione
Margherita comincia a odiarlo da quando suo padre, Goliardo, decide che non sarà più lei ma Lorenzo ad accompagnarlo a Monza per seguire le corse e in montagna a veder passare il Giro: «Mi aveva sostituito. Era il figlio maschio che mio padre non aveva avuto, e mio padre per Lorenzo era il padre che gli era mancato. Mi ricordo che mamma una sera urlò a mio padre: "Non sarà mica figlio tuo!"». Il ragazzo della canottiera non smette di corteggiarla. «Un giorno arrivò in Vespa da Milano a Riccione, dove eravamo in vacanza, per vedermi: era abbronzato solo da un lato, stravolto, ma lo cacciai via, mi stava troppo antipatico...». Aveva ragione zia Artenice, quando sorrideva a Margherita: «Chi disprezza compra...».
Il primo bacio
Lorenzo è un bel ragazzo, solare, allegro. Un genio della meccanica. Per il signor Freddi diventa indispensabile, comincia a guadagnare di più, compera un piccolo appartamento. A un certo punto papà Goliardo trasferisce il garage in zona Lambrate, dove Margherita sarà ragioniera. Quel garage è la scena del primo bacio, datato 1955, ma mamma Fleride non ammette uscite serali per sua figlia, sedicenne: «La domenica si fuggiva in qualche pensione in Svizzera... Una sera, andammo a portare le bomboniere delle nozze agli amici e tornai a casa un po' tardi: mia madre mi mollò un ceffone con le sue mani nodose, e una settimana dopo mi sono sposata con un taglio sul labbro...».
Le prime corse
Le prime corse di Bandini sono corse in salita con la 1100 bicolore del suocero, «truccata» di nascosto: «Il sabato lavorava tutta la notte per sostituire il motore e andare a correre la domenica». La fidanzata, con mamma e papà, lo segue una sola volta, in Sicilia per la Targa Florio. Al debutto in Ferrari per il Gran Premio del Belgio, il 18 giugno 1961, Margherita non c'è. I successi non sono tanti, qualche podio e la vittoria di Zeltweg nel 1964, ma il patron Enzo crede in lui e gli rinnova il contratto fino al '67, che dovrebbe essere l'anno del riscatto. Da moglie, Margherita ha ormai l'accesso a bordo pista dove segna i tempi con il cronometro tra le mani: «Anni belli. Lo accompagnavo in giro per l'Europa... L'ansia c'era sempre, soprattutto alla partenza mi tremavano le mani».
L'incidente
Il 7 maggio Lorenzo Bandini parte in testa accanto a Jack Brabham. «Per due anni era arrivato secondo a Monaco e ci teneva a vincere. Il giorno dopo doveva partire per Indianapolis, dove voleva presentarsi da vincitore di Montecarlo. L'ultimo saluto è stato un bacio prima del via, come sempre». La storia è nota: Bandini prende il comando, il motore di Brabham perde olio e inonda la pista, la Ferrari di Lorenzo scivola, cede posizioni e deve cominciare una rimonta penosa, ma all'82° giro esce, va a sbattere, vola, ricade, si capovolge. «Ha avuto un crollo fisico, all'ultimo passaggio l'ho visto allargare le braccia, come per dire: non ce la faccio. All'83° giro non è passato, ho visto un fungo di fumo, ho urlato: «È Lorenzo, è Lorenzo», mi è venuto giù il cielo, intanto arriva Jim Clark che cerca di rassicurarmi: «Lorenzo ok!». In ospedale c'era Alessandro Onassis, che rimase un bel po' con me e con Forghieri, dopo 7-8 ore il professor Châtelet uscì dalla sala operatoria, parlò di ustioni di III grado sul 90 per cento del corpo. Pensai: meno male che non sono di primo grado... Ma il dottore mi spiegò: signora, come medico ho fatto il possibile, come uomo mi auguro che non sopravviva...».
Il destino
In un vecchio filmato Rai, Bandini a proposito dei rischi del pilota diceva: «La vita è tutta un destino». Morì dopo tre giorni, il 10 maggio. Al suo destino era legato quello di Margherita, che oggi, guardando dal suo appartamento verso il garage del primo bacio, che sta proprio lì sotto, ricorda: «A 28 anni mi è crollato tutto, ho speso per la lapide gran parte dei 10 milioni dell'assicurazione... La gente mi fermava per strada, perché per tre giorni il tg tenne l'Italia con il fiato sospeso. Tre anni dopo, per la prima volta mi guardo allo specchio e vedo quella cosa orribile che ero io, così ho deciso di tornare a vivere. Per prima cosa sono andata dal chirurgo plastico a farmi rifare il naso, sono diventata bionda e sono dimagrita di dieci chili». Un'altra vita, un'altra famiglia, il secondo marito, un figlio...

http://www.corriere.it/cronache/17_aprile_01/bacio-garage-sposai-lorenzo-bandini-ferrari-montecarlo-gp-formula1-ddf4361a-164c-11e7-b176-94ba31b8546a.shtml
W la McLaren!!!
W il Re!
W Ron Dennis!                                                            QUELLO CHE NON TI AMMAZZA, TI RENDE PIU' FORTE