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Aldo Costa: "Fu Brawn a chiamarmi, con il supporto di Schumacher"

21 dicembre 2014 – Quando nel 2011 era passato dalla Ferrari alla Mercedes, rientrata da appena un anno in F1 con un suo team, l'ingegnere italiano Aldo Costa aveva accettato di raccogliere una nuova sfida che, alla fine, si è rivelata vincente su tutta la linea.

"Ho cambiato vita a 50 anni. Posto di lavoro, Paese, abitudini, tutto. Dalla campagna emiliana alla campagna inglese. Dalla Ferrari alla Mercedes, che è tedesca nella bandiera ma di fatto anglosassone. Pensavo fosse dura. Invece credo sia stato un colpo di fortuna. Per allargare i propri orizzonti, per apprendere e imparare, non c'è età" – ha dichiarato il tecnico parmense in occasione di un'intervista rilasciata a Giorgio Terruzzi sulle pagine del quotidiano Il Corriere della Sera – "Fu Ross Brawn a chiamarmi, con il supporto di Michael Schumacher. Con entrambi avevo lavorato molto e bene a Maranello. Decisi di trasferirmi, supportato da mia moglie Letizia, decisiva anche in quella fase. Casa a Oxford e prima sorpresa. Una città curiosamente simile alla mia Parma, per dimensione e meccanismi di appartenenza. Avevo una cultura tecnica con baricentro italiano, ho potuto fare una serie di esperienza nuove, ho cominciato ad apprezzare la mentalità anglosassone. Abbiamo formato un gruppo di tecnici con la convinzione che le basi più solide per creatività e innovazione, fossero da ricercare nella stabilità, dentro un percorso lungo che avrebbe potuto accogliere una autentica ricerca, errori compresi".

Passare da una realtà come quella di Maranello ad una ancora in fase di costruzione come quella di Brackley, ha indubbiamente comportato un cambio di mentalità, soprattutto a livello organizzativo. Inoltre, Costa conferma ancora una volta quanto la Mercedes abbia giocato d'anticipo sui tempi per quanto riguarda la monoposto che quest'anno ha dominato in entrambe le classifiche mondiali: "Quando arrivai, si trattava di consolidare un piccolo team e cioè il Team Brawn, appena rilevato. Decidemmo di operare su piani paralleli, rinforzando la struttura esistente, cercando di intervenire su una macchina che manifestava molti problemi. In contemporanea, cominciammo a impegnarci sulla vettura per il 2014 che doveva tenere conto di un regolamento tecnico diverso. Questa lungimiranza è stata premiata. Abbiamo messo in pista una Mercedes curata, solida in ogni elemento. Non esistevano più le condizioni per attribuire potere assoluto a una singola idea, come accadde ad esempio, per gli scarichi 'soffiati' che tanto vantaggio fornirono alla Red Bull. Per noi si trattava di essere veloci, consistenti e capaci di aggiornarci costantemente. Adesso manca un ultimo passo: mantenere il predominio. Beh, sono moderatamente ottimista. Siamo stabili. Siamo ciò che volevamo essere".

E proprio l'unione di tanti cervelli uniti nel raggiungimento di un determinato obiettivo e non l'individualismo sono state le armi vincenti del team delle Frecce d'Argento: "La F1 è fatta di gruppi di lavoro, obiettivi e strategie. Quando sento proclami tipo 'abbiamo dato una scossa ai nostri tecnici' mi viene da sorridere. Ogni progettista è impegnato al massimo e sempre. Non è un Aldo Costa che cambia il panorama trasferendosi. Non è mai un singolo a fare la differenza. Ci sono aerodinamici, motoristi, ricercatori e poi ci sono i piloti, che restano importantissimi. Hamilton e Rosberg hanno storie diverse, ma alla fine di ogni giornata arrivano nello stesso punto, divisi da millesimi. La capacità di apprendimento di entrambi è enorme. Per gli altri forse è stato un campionato noioso. Per noi è stato tiratissimo. Il confronto aiuta, serve. E credo che sia Lewis, sia Nico siano più forti dopo una stagione così dura".

I ricordi di Aldo Costa sono sicuramente legati alla Ferrari, il team dove l'ingegnere parmense ha trascorso gran parte della sua carriera professionale, ma che ha lasciato in modo brusco nel momento in cui erano in atto la disperata rincorsa alla Red Bull e a Vettel, in quel momento nemico numero uno della Rossa sui campi di gara: "È una famiglia nella quale ho vissuto 15 anni, completando un percorso molto rilevante, circondato da persone eccezionali, per professionalità e umanità. Certo, non mi è piaciuto l'epilogo, gratuito secondo me, caratterizzato da una caduta di stile. Ma ogni cosa serve. Anche per riflettere sui propri errori. Lo dico oggi, con serenità: dovendo ripetere alcuni passaggi, qualche scelta, farei diversamente. E comunque, la fine del rapporto con la Ferrari ha prodotto una nuova avventura. Ciò che accade alla Mercedes vale come completamento della mia esperienza tecnica e umana. Mi dispiace dirlo, da italiano, ma Inghilterra significa anche apprezzare una cultura basata sul rispetto delle regole, su una educazione civica autentica. Il che non significa rinnegare le proprie abitudini".

Infine, Costa ha spiegato come la sua anima latina si è adattata al processo lavorativo marcatamente anglosassone imposto dall'arrivo in una realtà completamente diversa da quella a cui era abituato. Adattarsi sì, ma portando anche un pò d'Italia laddove il nostro temperamento può essere d'aiuto per cercare di risolvere determinate problematiche: "All'inizio mi guardavano con un po' di diffidenza. Applaudivo per primo nelle riunioni per sottolineare un traguardo tagliato, non nascondevo entusiasmo ed emozioni. In realtà tutto ciò ha liberato molti tecnici inglesi. Il complimento più prezioso è venuto da un collega. Mi disse: 'Aldo tu parli con l'anima'. Significava essere davvero compreso. A quel punto ero pronto per una piccola rivoluzione: introduzione del prosecco in ufficio, dove gli alcolici sono proibiti. Prosecco, invece, per un brindisi, ogni tanto. Un calice di 'benzina' italiana, apprezzatissima, nel cuore della Mercedes".


Fonte: formulapassion.it