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F1 | I "boss" dello sport stanno uccidendo la comunicazione?

5 agosto 2014 – Il rapporto tra media e Formula 1 è sempre stato peculiare. Molte sono le discussioni, spesso dal sapore di polemica, che si creano tra una gara e l'altra; spesso le stesse si insinuano anche nelle conferenze stampa dei protagonisti, che non sempre ne sono entusiasti. Un caso molto recente è stato quello di Chris Horner, a cui è stato chiesto quanto fosse giusto portare la F1 in un paese come la Russia.

Nonostante il successo delle recenti battaglie in pista, anche quest'anno molti sono stati  i motivi di polemica che hanno creato un alone di negatività davvero pesante intorno alla Formula 1: dai motori ibridi al rumore, dai regolamenti agli spalti vuoti, ce n'è davvero per tutti.

Ancora, con gli annunci di futuri gran premi da disputare in Russia e Azerbaijan, un ulteriore argomento di discussione è stato quello del clima politico che farà da sfondo allo sport nelle nuove location. Com'è accaduto altre volte in passato, ad esempio in occasione dei GP del Bahrain, sembra lecito porsi delle domande a riguardo.

Così non la pensa il team principal della Red Bull Christian Horner. Nonostante il suo stesso boss Dietrich Mateschitz, mesi fa, sia stato uno dei portavoce della "negatività" che aleggia attualmente sulla F1, Horner ha criticato duramente i media nell'ultima conferenza stampa in Ungheria, per le loro domande a suo dire troppo incentrate sulla politica e poco sullo sport. "Diventa parecchio noioso per noi", riferendosi ai team principal presenti, "star qua seduti ad affrontare domande simili. Potreste chiederci della gara, di come andranno le qualifiche, ma per domande così, rivolgetevi a Todt o Ecclestone".

James Allen, uno dei più esperti sui rapporti tra media e F1, ha chiesto ad alcuni suoi colleghi cosa ne pensano delle critiche di Horner. "Nel 1978 ci chiedevamo se dovessimo andare in Argentina per la Coppa del Mondo. Nel 1936 i dubbi sulle Olimpiadi di Berlino erano ancora più forti. Il ruolo della democrazia è quello di permettere ai cittadini di fare domande sul mondo intorno a loro" ha risposto Frederique Ferret, corrispondente francese dell'Equipe.

"La F1 è comunicazione, e i team stanno facendo del loro meglio per non comunicare. Nella MotoGP, i piloti spiegano perché hanno dovuto cambiare una forcella. Nel calcio, puoi scrivere dettagliatamente sugli ingaggi dei calciatori senza rischiare di essere smentito o ridicolizzato. I boss della F1 invece vorrebbero che noi e il pubblico ci accontentassimo di ciò che ci dicono nelle conferenze stampa", è l'analisi di Alberto Antonini.

È accaduto già diverse volte in passato che media e pubblico si lamentassero delle dichiarazioni dei protagonisti di questo sport, dall'aria troppo "preconfezionata". Sia piloti che addetti ai lavori, infatti, sono rigidamente controllati nei loro rapporti coi giornalisti, un'idea quasi paradossale se si considera la possibilità che si ha oggi, grazie soprattutto ai social network, di comunicare col pubblico in modo più semplice e meno filtrato.

Come ci ricorda Antonini: "Le notizie sono quelle che infastidiscono qualcuno. Il resto è pubblicità".

http://www.f1passion.it/2014/08/f1-boss-dello-sport-stanno-uccidendo-la-comunicazione/